25 giu, 2021
I processi biologici che portano alla comparsa dell’iperglicemia e a un maggior rischio di diabete sono molto complessi e coinvolgono principalmente il metabolismo dei carboidrati. In questo processo intervengono diversi fattori, tra cui la genetica.
In questo articolo vedremo:
I carboidrati o glucidi (dal greco glucos, “dolce”) sono sostanze formate da carbonio ed acqua e sono contenuti per lo più negli alimenti di origine vegetale come i cereali.
Come abbiamo visto anche in altri articoli, i carboidrati sono uno dei maggiori macronutrienti essenziali per il fabbisogno energetico dell’organismo. I carboidrati rappresentano infatti la principale fonte di energia per l’organismo.
A seconda della loro struttura, i carboidrati si dividono in semplici e complessi:
Come noto, le principali fonti di carboidrati nella nostra alimentazione sono cereali e derivati come pane, pasta, riso, grano, orzo, mais, ma anche patate, fagioli, noci, semi, verdure e frutta, latte e derivati.
Secondo la classificazione dell’ISS, negli alimenti si possono infatti riconoscere tre categorie principali di carboidrati:
Come accennato poco sopra, i carboidrati sono la componente principale di un’alimentazione equilibrata. Poiché vengono assorbiti e utilizzati dall’organismo molto facilmente, è importante garantire un giusto apporto di carboidrati.
Secondo le Linee guida per una corretta alimentazione, una percentuale di circa il 45-60% delle calorie giornaliere dovrebbe provenire dai carboidrati, di cui la maggior parte (almeno i tre quarti) sotto forma di carboidrati complessi e non più del 10% come zuccheri semplici.
Per un’alimentazione equilibrata e per il controllo del peso corporeo, è importante non eliminare i carboidrati dalla propria dieta e stare attenti a consumarli in porzioni adeguate al proprio fisico, all'età e all'attività fisica svolta.
Oltre alla quantità, è fondamentale prestare attenzione anche alla qualità: è sempre consigliabile evitare gli alimenti contenenti zuccheri aggiunti, come bevande zuccherate, dolci e caramelle, preferendo invece frutta, verdura e cereali integrali.
Una volta ingeriti, la digestione dei carboidrati inizia già dalla bocca, dove gli enzimi presenti nella saliva iniziano la scissione dei carboidrati complessi
Nello stomaco l'azione degli enzimi salivari viene interrotta dall'ambiente acido e riprende nell'intestino tenue dove, grazie ai succhi pancreatici, zuccheri e amidi vengono scomposti in glucosio, che viene quindi assorbito rapidamente e passa nel flusso sanguigno.
A questo punto, l’ingresso del glucosio nelle cellule è reso possibile grazie all’azione dell’insulina.
L’insulina è un ormone proteico ad azione ipoglicemizzante secreto dal pancreas la cui funzione principale è proprio quella di regolare dei livelli di glucosio nel sangue, riducendo la glicemia mediante l'attivazione di diversi processi metabolici e cellulari.
Il compito dell’insulina nel mantenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue è fondamentale: se infatti aumentano i livelli di glucosio ematici, si va incontro al rischio di sviluppare iperglicemia.
Per iperglicemia si intende una condizione in cui vi è un eccesso di glucosio nel sangue.
L'iperglicemia si verifica quando i livelli di glucosio nel sangue superano il valore soglia di 126-140 mg/dl a digiuno. Quando la glicemia supera la soglia renale per il glucosio (180-200mg/dl) compare la glicosuria ovvero la presenza di glucosio nelle urine.
I sintomi che caratterizzano l'iperglicemia sono rappresentati da:
L’iperglicemia si può considerare un “campanello di allarme” da non sottovalutare e al tempo stesso può essere la conseguenza di altre condizioni.
La disregolazione del glucosio con conseguente iperglicemia può avere infatti diverse cause, alcune delle quali sono acquisite e altre dovute a malattie congenite.
Se l'iperglicemia è costante e protratta nel tempo, può dare origine al diabete, una malattia cronica secondaria alla persistente iperglicemia.
Il diabete mellito (DM) è un disordine metabolico ampiamente studiato caratterizzato da iperglicemia cronica, con disturbi del metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine. Questo disordine è causato da una alterazione della secrezione o della azione dell’insulina.
Il DM si divide in due categorie, il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2:
Il diabete mellito di tipo 2 è anche noto come “diabete dell’età adulta” ed è di gran lunga la forma più comune: si stima che fino al 90% della popolazione diabetica sia affetta da diabete di tipo 2.
Il diabete di tipo 2 ha infatti una eziologia multifattoriale, poiché è causato da fattori sia genetici sia ambientali.
Tra i fattori di rischio per l’insorgenza di diabete di tipo 2 si riscontrano:
Adottare uno stile di vita sano e attivo, con una particolare attenzione all’alimentazione equilibrata può essere di grande aiuto per ridurre la probabilità di sviluppare questa forma di diabete nel corso della vita.
L’indice glicemico (IG) è un parametro che esprime la capacità degli alimenti di innalzare la glicemia, ovvero i livelli di glucosio nel sangue. Conoscere l’indice glicemico degli alimenti è importante perché alimenti con alto IG fanno aumentare rapidamente la glicemia, che a sua volta induce un rapido aumento di insulina.
Non bisogna però confondere l’indice glicemico di un alimento e l’indice glicemico di un pasto:
A grandi linee, gli alimenti a basso IG sono quelli che hanno un IG minore o uguale a 35, gli alimenti ad elevato IG sono quelli che hanno IG maggiore o uguale a 55, mentre gli alimenti che stanno in mezzo sono considerati a IG intermedio.
In generale, è bene preferire cibi con IG basso poiché quanto maggiore è la velocità di innalzamento della glicemia, tanto maggiori saranno le difficoltà del pancreas di modulare la secrezione di insulina, e più grandi saranno i problemi di controllo del peso corporeo, del colesterolo, del livello energetico e, in generale, dello stato di benessere.
Il metabolismo dei carboidrati è regolato dalla complessa interazione tra numerosi fattori, in cui intervengono geni diversi come MTNR1B, DNLZ1, PLUT, REG3G, PPARG, DNLZ, IGF2BP2, CDKAL1 e TCF7L2.
In presenza di alcune varianti genetiche o SNPs nella sequenza di questi geni coinvolti nel metabolismo dei carboidrati, possono infatti manifestarsi delle alterazioni metaboliche che portano ad avere elevati livelli di glicemia, con tutte le conseguenze del caso illustrate poco sopra.
Grazie a un test genetico predittivo dedicato all’indagine dei fattori genetici che regolano il metabolismo dei carboidrati, è quindi possibile conoscere la propria predisposizione allo sviluppo di iperglicemia e al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
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